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  • Giulio Romito

Uzbekistan, percorrendo la via della seta

7 Agosto 2017

Ah si, nel post precedente vi ho lasciati con le porte del Turkmenistan che si chiudono alle mie spalle...e meno male! Gurbanguly Berdimuhammedow non me ne volere ma... Turkmenistan, suca! Fanculo te e le dittature! Mi metto a nudo e faccio una premessa: sto scrivendo questo post a distanza di un anno (siamo a Giugno 2018 ora) dando fondo al diario di viaggio che si interrompe tra due giorni ed ai ricordi.


il percorso

Sono circa le 14 e, come tradizione vuole, io devo attraversare le frontiere quando il sole fa bollire l'acqua per la pasta. Nell'ufficio del doganiere non c'è termometro che possa misurare la temperatura e per compilare il form d'ingresso ci vogliono 4 moduli perché i primi 3 li inzuppo completamente di sudore. Ve lo dico subito, siccome sono certo che almeno il 200% di voi ha un gruppo whatsapp dove si condividono le porcate più schifose (palline da tennis, angurie, animali che si infilano ovunque), se avete intenzione di andare in Uzbekistan fate un backup (per i maiali più incalliti) e disinstallate l'applicazione perché all'ingresso vi controllano tutti i device alla ricerca di materiale pornografico. Fate attenzione anche ad i medicinali a base di oppiacei perché sono proibiti. Nonostante la situazione amichevole, mi hanno ribaltato la moto come un calzino. In Uzbekistan la quantità dei sorrisi è direttamente proporzionale alla concentrazione ed alla profondità delle buche che trovi per strada...e di sorrisi ne ho incrociati parecchi. Una piaga di questo paese è la penuria di benzina, a differenza del gas che viene fuori anche dai rubinetti. L'unico modo per riempire il serbatoio è rivolgersi al mercato nero che vuol dire andare a bussare a tutte le officine della città, oppure, se si è per strada, fermarsi dove ci sono per terra le bottiglie di plastica riempite di benzina. La qualità è bassissima, circa 80 ottani, per chi ha moto performanti non è il massimo. La via più conveniente per cambiare i dollari/euri in som uzbeki è quella di chiedere alla struttura ricettiva che ti ospita o ad una qualsiasi attività commerciale perché otterrete un cambio 3-4 volte più vantaggioso rispetto alla quotazione ufficiale.Non mi chiedete il perché, sono solo un fotografo. Con pochi euro sono diventato M-I-L-I-O-N-A-R-I-O!


La destinazione di oggi è Khiva, piccola cittadina a 60 km dal confine, chilometri che si trasformano in due ore di viaggio. Come vi dicevo prima, le strade sono veramente un disastro, inimmaginabili sino a quando non ve le trovate sotto le ruote. Trovo un ostello pulitissimo, a gestione familiare, che per 10 dollari mi offre un posto letto e la cena. Decido di riposarmi per un paio di giorni, riappriopriarmi del tempo e dedicare una mezza giornata alla città antica. Finalmente non ho l'ansia del tempo e di una frontiera da attraversare. È piacevole camminare tra le viuzze di Khiva, un po' turistica ma comunque gradevole. Si lascia visitare interamente in tre ore.


Khiva

La mattina della partenza tiro fuori la moka e ciò che mi è rimasto del caffè, vado in cucina ed accendo i fornelli. Dopo due minuti, una signora sulla settantina mi raggiunge con un'espressione estasiata e facendo roteare le braccia in aria mi dice che quel caffè aveva un profumo magnifico...eh, a me dillo, che erano 5 giorni che non ne bevevo uno per la paura di finire le scorte di benzina e dover attingere anche dalla bottiglietta del fornello da campeggio.


Ricarico tutto sulla moto e mi metto in cammino verso Bukhara, 466 km di cui 465,9 di strada nel deserto. Mi concedo tre soste, una per il rifornimento, una ad una fermata del bus in mezzo al nulla cercando un po' d'ombra ed una in un chiosco per mettere qualcosa sotto i denti.


fermata dell'autobus nel deserto

Qui trovo due ragazzi italiani che stavano facendo il percorso inverso ma in bicicletta, pazzi!! Si erano conosciuti poco tempo prima su un forum di ciclisti ed avevano deciso di condividere quest'esperienza, tanta stima per loro. Bukhara è una Khiva in grande, tutte viuzze tra bazar e moschee.t Io non me la passo bene, per 4 giorni sono completamente bloccato nel letto con la schiena a pezzi, è la prima volta nella mia vita che non riesco neanche a camminare per il dolore. Probabilmente alla proprietaria facevo così tanta pena che mi ha fatto pagare una stanza singola come se stessi nel dormitorio. Al quarto giorno finalmente riacquisto un po' di mobilità e decido per un massaggio in una "spa" con la speranza di rimettermi in piedi del tutto. Diciamo che mi ha aiutato un po'. Il quinto giorno invece, mentre gironzolo per la città, finisco dentro una moschea. Mi accorgo che è il momento della preghiera e mi acquatto dietro delle colonne. Scatto un paio di foto nel silenzio totale sino a quando una signora, in perfetto stile mercato Ballarò, mi grida di uscire e di non rompere il cazzo, si, ne sono sicuro, ha detto proprio così.


Bukhara

È di nuovo mattina, devo ripartire, oh oh cavallo oh oh, Samarcanda aspetta Elpazo, o ciò che ne rimane. Ho un vuoto totale, non ricordo com'è stata la strada, evidentemente non c'era nulla di significativo. Per arrivare all'ostello attraverso una piazza pedonale come se fosse quella del Duomo di Milano, mi sento un attimo fuori posto... Ritrovo tantissimi team del Mongol Rally intenti a discutere sulla questione frontiera, un classicone. A quanto pare quella che ci permettere di arrivare in minor tempo a Dushambe (Tajikistan) è chiusa almeno da due anni e l'unica soluzione è passare da sud allungando di 200 km. Tracanniamo un paio di litri di birra in un tristissimo ristorante e poi tutti a letto. La mattina dopo decido di dare una controllata alla moto e scopro che il parafango oramai si regge solo con una vite. Cerco un meccanico, piazzo 3 viti e passo la giornata ad esplorare la città. Era meglio l'idea che mi ero fatto rispetto alla realtà, onestamente. La cosa più interessante è stata un arresto in direttissima nel bazar. Col culo che mi ritrovo l'attrazione più importante, Registan, è transennata perché è in corso un festival di musica, e sia, mi accontento di vederla da lontano. Durante la mattinata stavo girando per le attrazioni turistiche con l'intento di vedere anche qualcosa da dentro ma appena ho scoperto che il costo del biglietto per i turisti era dieci volte più alto rispetto agli uzbeki mi sono rifiutato, e che cazzo!


Samarcanda

Di nuovo, ricarico la moto e via verso Dushambe...il Pamir si avvicina! Lungo la strada mi imbatto in un posto di blocco di polizia fasullo, se non fosse stato per una macchina che si era fermata un paio di ore prima per fare una chiacchierata con me ci sarei cascato a piè pari. Avevano tutti le divise ufficiali, c'era un ufficio, sembrava vero insomma. Maledetti! Per fortuna mi hanno fatto segno di fottermene e non fermarmi...L'uscita dal paese è stata noiosa come all'ingresso: 3 ore di controlli di cellulare, computer e moto... Ma ora sono solo a 100km dal Pamir, l'adrenalina misto ansia inizia a salire...


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Giulio Romito aka Elpazo

Dopo aver girato l’Italia in lungo e in largo come giocatore professionista di pallavolo ho deciso di far diventare la passione per la fotografia il mio mestiere. La mia base è Milano da una decina d’anni ma appena ho la possibilità imbraccio la macchina fotografica e parto, su qualsiasi mezzo; in questo caso ho deciso di assecondare la mia seconda passione e di partire in moto.

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