- Giulio Romito
Jafar, il mio salvatore | Mashhad, Iran
Dov’ero rimasto? Ah si, moto rotta su furgoncino e strada per Mashhad… Piccola correzione, anche il furgoncino dà segni di smembramento e le ruote, nelle curve a sinistra, vanno un po’ dove vogliono. E via di ansia! Nei 150 km che ci separano da Mashhad ci fermiamo 3-4 volte per controllare l’interasse(?). Ogni tanto sento un clonk, l’autista si gira verso di me e ride, ed io invece dentro di me alzo gli occhi al cielo e faccio il segno della croce. Ci mettiamo circa 3 ore perché non si azzarda ad andare a più di 50 km/h. Alle 13 arriviamo a destinazione, nell’officina dove incontrerò la persona che si rivelerà il mio salvatore: JAFAR, il meccanico! I primi 5 minuti cerchiamo inutilmente un modo per comunicare, niente da fare. E allora iniziano una serie di chiamate al cugino dello zio della sorella del pronipote sposato col macellaio che dovrebbe conoscere l’inglese. Così è e allora riesco a spiegare quale dovrebbe essere il problema della moto. Nel frattempo si sono fatte le 13:30, si interrompe e mi chiede cosa voglio mangiare. Ordiniamo qualcosa e ci spostiamo nel retro per consumare il pasto. Secondo voi mi hanno fatto pagare? Macché! Finito il pasto torniamo in officina e si prospetta la possibilità che la centralina sia andata… Panico! In Iran è impossibile trovare questo pezzo per moto oltre i 300cc e bisognerebbe andare a Dubai per comprarlo fisicamente, oppure di contrabbando. Ricevo una serie di chiamate da gente che dice di potermi aiutare, la maggior parte sparisce dopo 10 minuti. Mando una mail disperata alla Honda Italia (Honda Moto) spiegando la mia situazione ed il perché del mio viaggio. Mi risponderanno dopo qualche giorno linkandomi la pagina del loro sito con i ricambisti di tutto il mondo, grazie al cazzo! Come se non ci fossi già arrivato io… Peccato che non ne esistano in Iran. Sento i ragazzi che mi avevano dato una mano nella preparazione della moto ma a quanto pare non riescono a trovare nulla perché oramai in Italia sono tutti in ferie. Livello ansia: 10 meno. Il cugino di Jafar mi fa accomodare nel retro dell’officina, taglia un melone e mi dice di riposare… Sai che bel riposo… Già penso a come devo fare per rispedire la moto a Milano. Passa un po’ di tempo senza che io abbia alcuna notizia sino a quando, verso sera, mi si presenta in stanza il fratello del cugino di Jafar che mimando il gesto di accelerare fa il verso del rumore della moto… Salto in aria, mi fiondo in officina e vedo Jafar intento ad accelerare come un pazzo… Gli vorrei saltare addosso per la felicità! Non so cosa abbia fatto e non lo voglio sapere! Portiamo la moto fuori e scattiamo un po’ di foto ricordo davanti alla sua officina. Poche volte ho avuto quel sorriso ebete stampato in faccia per così tanto tempo. A questo punto vorrei trovare un albergo ma Jafar mi dice che è un periodo in cui costa molto e di seguirlo a casa sua. Morale della storia: mi offre la cena, un letto ed i vestiti per la notte! Sulla strada per casa sua però l’euforia iniziale si affievolisce perché mi accorgo che la moto singhiozza e va ad un cilindro. Lui mi dice di non preoccuparmi e di andare. Ora, già è tanto che sia accesa, non vorrò mica lamentarmi no?! Sosta in un piccolo alimentari e poi diretti a casa sua. Ci accoglie la madre e la sorella che vivono accanto. Ceniamo con un suo amico e prima di dormire ci sfidiamo a calcio balilla... Non sono stato un signore, lo ammetto, ma all’agonismo non resisto: Iran vs Italia 1-10. In tutto questo le discussioni avvengono tramite Google translate. La mattina dopo la sveglia è puntata alle 7. Si torna in officina per pulizia carburatori e sostituzione delle candele. La moto ha ripreso vita al 100% e quel sorriso ebete non se ne va più. È arrivato il momento del conto. Chiedo a Jafar quanto gli devo, lui mi risponde che per questo servizio prenderebbe 300$ ma siccome sono suo ospite sono solo 150$. Metto le mani nella giacca per prendere il portafoglio ma lui mi stoppa: “Me li darai quando tornerai in Italia, potrebbero servirti per il viaggio”. Ma noi, siamo ancora abituati a questi gesti? Quanti di noi l’avrebbero fatto? Io sono basito, non ho più parole e sono veramente commosso. Lo abbraccio forte, lo ringrazio. È arrivato il momento di rimettersi in viaggio. Dove? A Shirvan, da suo cugino. L’ho sentito al telefono dalle 2 alle 300 volte perché mi faceva da traduttore ed ogni volta mi ha pregato di andarlo a trovare prima di lasciare l’Iran anche se per me significava fare 200km indietro. Non ci ho pensato due volte e dopo due giorni l’ho raggiunto…
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